martedì 9 giugno 2015

Recensione del film "MAD MAX: FURY ROAD"

- Amore, mi dici cosa succede? Ti vedo… perplesso. Non ti sono piaciuta?
- Ma certo che mi sei piaciuta, Mad Max. Se un film notevole, ho passato dei bei momenti con te. Solo…
- Solo cosa?
- Ci sono delle cose che non mi spiego… Hai avuto successo. Tantissimo. Le recensioni parlano di te come uno dei migliori film d’azione del decennio, forse uno dei migliori in generale. I critici fanno a gara ad osannarti, i botteghini strisciano ai tuoi piedi.
Ed è vero. Ad istinto, capisco bene che sei un film particolare, audace. Solo… non ti offendere, ma non capisco bene perchè. 
Qual è la cosa che ti distingue dagli altri film? Cos’è che farebbe di te uno dei film migliori degli ultimi anni?
- Capisco… Non è molto lusinghiero, ma capisco.
- Non te la prendere, su… Guarda, visivamente sei spettacolare, una gioia per gli occhi quasi costante. Fotografia e montaggio sono impeccabili, e l’uso dei colori è azzeccatissimo: il rosso fiamma del deserto, il viola della notte, bianco dei Figli di Guerra... Dai l’impressione di un racconto epico ambientato in un mondo quasi fiabesco.





- Quindi sarei una specie di “Orlando Furioso”.
- Più o meno. A te non interessa raccontare una storia, men che meno le vicende dei personaggi. Anzi, i caratteri dei personaggi sono appena accennati, tanto da essere quasi archetipici.
- Sì, è vero. Però gli attori fanno comunque la loro bella figura, no?
- Esatto, Mad Max. Dei personaggi così evanescenti richiedevano per forza degli attori formidabili. Charlize Theron è una forza della natura, ormai lo sappiamo… Molte recensioni dicono che il suo ruolo è più importante di quello del protagonista.
- Beh, non saprei… Tom Hardy non si fa certo offuscare.
- No, anche secondo me. Anzi, riesce ad inquadrare alla perfezione il personaggio: un ex-poliziotto sull’orlo della follia che ha cauterizzato i propri sentimenti, ormai è a stento capace di comunicare con il suo prossimo. Non cede a eccessi di pathos, non tenta di rubare la scena.
- Quindi sono visivamente incantevole e i miei attori sono superlativi. Non basta questo a fare di me un ottimo film?
- Sì, ma tu sei qualcosa di più di un ottimo film, no?
- Mmm… Va bene, adulatore. Ti ascolto.
- Si diceva della tua trama, no? È praticamente inesistente. Sei un inseguimento avanti e indietro nel deserto su gipponi e camion super-pimpati, nulla di più.
- Oh, lo so. Lo hanno detto tutti, tesoro. Niente trame intricate, niente colpi di scena. Puro e semplice action.




- Già. Penso che questo, in parte, sia il motivo del tuo successo. Sei un action movie di purezza totale. Ogni tuo secondo pone l'attenzione al movimento, al rombo del motore, alla fiammata del fucile. Il realismo non è un tuo problema, la verosimiglianza men che meno… 
Eppure, sei un monolite di coerenza interna. Stabilisci delle regole e le rispetti fino in fondo. E di questi tempi, al cinema, la coerenza è una merce rara.
- Quindi non sono un film verosimile ma va bene così?
- Esatto, tesoro mio. Ti puoi permettere di non essere verosimile. Ma c’è dell’altro, secondo me.
- Ah, sì?
- Eggià. Perchè sei un remake. L’ennesimo remake, in un periodo della storia del cinema commerciale che verrà ricordato probabilmente come una lunga e sfibrante carestia delle idee.
Ma tu, Mad Max, non sei un remake convenzionale. Non devi modernizzare ad ogni costo, non hai bisogno di sbatterci in faccia effettoni speciali nè di affliggerci con introspezioni psicologiche che spiegano le pulsioni oscure del protagonista.
Perchè il tuo regista è sempre lo stesso, ed al buon George Miller non frega niente di psicologia e modernità. Ha preso l’idea del 1979 e l’ha ricreata con i mezzi e gli attori del 2014, mantenendo intatto il feticismo per motori e spallacci di pelle e la carica dirompente e innovativa che ha portato il primo Mad Max ad influenzare l’immaginario collettivo per decenni. Più che raccontare una storia, gli interessa delineare un’umanità post-apocalittica, un ritorno dell’uomo ad uno stato primordiale e la conseguente nascita di nuove filosofie e culti religiosi.
- E la chitarra che spara fiamme?




- Una tamarrata solenne che è già stata canonizzata e che grida a squarciagola “non me ne frega niente di essere chic e brillante, non me ne frega di essere moderno.”
Eppure, Mad Max, rifiutando il moderno riesci a reinventarlo.
- Non c’è bisogno di tanti discorsi, ho già deciso che ti concedo un secondo giro…
- Io invece comincio a pensare che tu sei riuscita in qualche modo a catturare lo spirito del tempo, Mad Max: ignorante, essenziale, piacevole alla vista e lieve al cervello. Al tempo dei remake, tu potresti essere il remake per eccellenza.
Ora non resta che vedere come i tuoi sequel riusciranno a sbugiardare il tutto…
- Oh, tesoro… Non mi farai la solita tirata contro la campagna marketing, vero?

- Ma no, il marketing va bene, fa parte del divertimento. Tu, per esempio, sei stata preceduta da un trailer geniale e da una campagna mediatica di altissimo profilo. E l’hype va bene, se alla fine uno si trova con un film come te.
Però diciamocelo, Mad Max. Ci sono tre sequel in programma: un passo falso sarà inevitabile.
- Ho capito, hai ragione. Adesso stai zitto e vieni qua, prima che cambi idea sul secondo giro...

4 commenti:

  1. Tanto coerente che, dopo un primo tempo da erezione vulcanica, nel secondo tempo mi si è smosciato...non ho trovato niente di nuovo dopo la seconda metà:-(

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  2. Dopo che uno usa la perifrasi "erezione vulcanica", non c'è modo di ribattere...

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  3. e d'altra parte riesce comunque ad essere tecnicamente moderno. La scena nella nube tossica, che richiama l'immaginario post-apocalittico anni '80 (Il Guerriero della Strada, Nausicaa) ha gli effetti speciali e la computer grafica dei colossal attuali.

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    1. Giusto. In effetti fa un ampio uso di computer grafica, ma senza sviare l'attenzione dal resto...

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